La Villa Romana di San Vincenzino

18 Ottobre 2021 Off Di Leonardo

Cecina Parco Archeologico 001

Janericloebe, Public domain, via Wikimedia Commons

Il periodo di dominazione romana nella Val di Cecina ha segnato una fase di grande splendore economico, produttivo e artistico. Un patrimonio che sopravvive nei reperti storici giunti sino a noi oggi, splendidamente conservati nelle sale del Museo Archeologico di Cecina.

Ma la storia di Cecina si respira anche al di fuori delle sale museali: il paese è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove è facile imbattersi nelle vestigia del passato semplicemente passeggiando. L’esempio più fulgido è rappresentato dalla villa Romana di San Vincenzino, uno degli edifici residenziali più importanti del territorio durante il periodo imperiale.

San Vincenzino: una villa romana

La Val di Cecina non era solo un luogo strategico per i commerci per il facile accesso al mare. Ma era anche un'”oasi di fuga” per imperatori e patrizi, che qui vi si rifugiavano per dedicarsi all’otium, ovvero per sfuggire alla frenetica vita politica di Roma.

Sull’attuale Parco Archeologico di Cecina sorgeva una grande villa romana, quella di Decio Albino Cecina, un politico romano di origine etrusca che ricoprì anche dei prestigiosi incarichi a corte. La sua storia è l’ulteriore dimostrazione del rapporto stretto che legava romani ed etruschi, che ormai si erano perfettamente integrati all’interno della classe dirigente dell’impero.

Realizzata nella seconda metà del I sec. a.C., in pieno impero di Augusto, la villa di San Vincenzino nacque come struttura residenziale con tanto di atrio e peristilio, impianto termale e ampi giardini. La villa era dotata di un complesso sistema idrico costituito da una cisterna sotterranea collegata ad una serie di canali di depurazione, che rifornivano la struttura dei dovuti approvvigionamenti idrici. Questa serviva anche per l’impianto termale, realizzato tra II e III sec. d.C. Allo stesso periodo risale un pittoresco triclinio (sala da pranzo) abbellito da un ninfeo.

A partire dal III-IV secolo, la funzione della villa iniziò ad assumere una connotazione economico produttivo, tanto che alcune aree vennero destinate alla trasformazione e allo stoccaggio dei prodotti agricoli, soprattutto olio d’oliva. Nel corso del V secolo, la villa fu progressivamente abbandonata e adibita a necropoli per sepolture povere.

Gli scavi archeologici attuati a partire dal Settecento hanno portato alla luce numerosi marmi, statue, ceramiche, pavimenti a mosaico e strutture murarie, che hanno permesso di ricostruire le caratteristiche del complesso e la sua destinazione d’uso nel corso dei secoli.

Di grande suggestione è la visita alla grande cisterna sotterranea, splendidamente intatta e aperta al pubblico. All’interno della villa è allestita la mostra privata che ospita i reperti e buona parte degli arredi in marmo recuperati nel corso degli scavi, che permettono di delineare nel dettaglio lo stile di vita di una famiglia patrizia romana in epoca imperiale.