Museo Schneiberg di Torino

13 Dicembre 2021 Off Di Leonardo

Torino, conosciuta come la culla dell’arte e della cultura italiana, ospita il famoso Museo Egizio, ma non è l’unico tesoro della città che merita una visita.

A pochi passi dalla Mole Antonelliana, nella suggestiva cornice del Palazzo Provana di Collegno, è stato istituito il nuovo museo Schneiberg. Un’esposizione unica nel suo genere, dedicata alla cultura orientale, di cui vengono valorizzate soprattutto opere cinesi e Taoiste.

La Fondazione Schneiberg, che si è molto battuta per l’apertura del museo, ha come fine quello di recuperare e valorizzare il del patrimonio storico artistico asiatico con particolare riferimento ai tappeti della Cina di epoca imperiale, compreso ogni bene di interesse culturale, religioso, archeologico, archivistico, bibliografico e musicale e di diffonderne la conoscenza in Italia e all’estero.

In cosa consiste l’esposizione?

La cornice museale è lo sfarzoso Palazzo Provana di Collegno, una perla nascosta nel centro di Torino. L’edificio monumentale deve la sua realizzazione ad un’antica famiglia aristocratica torinese, originaria di Carignano.

La realizzazione del palazzo cominciò nel 1687, su committenza di Antonio Provana di Collegno che incarico il grande architetto Guarino Guarini. I due appartamenti principali verso la strada furono decorati alla fine del Settecento in occasione del matrimonio fra Giuseppe Francesco Provana e Anna Morand de St. Sulpice.

Nelle splendide sale del palazzo, riccamente decorate, trova posto una straordinaria collezione di arte cinese: i tappeti imperiali di seta e di metallo dei Qing, dinastia che regnò in Cina tra il 1644 e il 1911.

Queste opere d’arte furono commissionate per ordine degli emissari dei Qing verso la metà del XVII secolo per adornare le sale e i padiglioni della Città Proibita, del Palazzo d’Estate a nord di Pechino e del Palazzo Imperiale di Mukden in Manciuria.

I tappeti sono una preziosa testimonianza per la comprensione dei rituali della corte dell’epoca. Oltre al fondamentale uso decorativo, i tappeti svolgevano infatti, anche un ruolo di supporto simbolico nelle cerimonie ufficiali e in quelle private, quali i riti sciamanici, a cui l’imperatore presenziava.

Inoltre, le scene rappresentate ci permettono di comprendere le dinamiche del potere e i meccanismi che regolavano il funzionamento della dinastia. Molti ricercati esemplari sono ornati di fili d’oro. Uno dei pezzi più pregiati è il Kunlun, manufatto del 1736, con particolari di seta e rame, esposto nella Sala dell’Armonia Suprema.

Il percorso espositivo si sviluppa lungo otto ambienti nei quali, 36 tappeti della collezione permanente sono presentati secondo un tema caro alla simbologia classica cinese taoista ovvero il viaggio alchemico alla ricerca dell’elisir.

Alcuni di questi tappeti sono giunti in Occidente quali doni della corte alle missioni diplomatiche in visita in Cina, altri furono venduti alla fine della dinastia dalla stessa famiglia imperiale per finanziare l’esilio, come testimoniato dall’ultimo imperatore Aisin Gioro Pu Yi nella sua biografia.

L’attività della Fondazione non si limita all’esposizione museale, ma si dedica anche all’organizzazione di giornate di studio e convegni per i ricercatori e gli appassionati, sostiene e cura pubblicazioni ed è impegnata direttamente in progetti di valorizzazione e fruizione dell’arte asiatica.